Il primo episodio di questa saga risale al nostro approfondimento dei 3 aprile scorso dove ci siamo concentrati sulle tappe di integrazione tra il Credit Suisse (CS) ed UBS con lo sfondo della ricapitalizzazione di circa 25 miliardi di dollari chiesta dal governo elvetico alla nuova banca nata dalla fusione dei due colossi svizzeri. In realtà questa misura si inserisce in un pacchetto di riforme più ampio – già ribattezzato “too big to fail”, mutuandone l’espressione dalla nota frase la cui paternità è a noi ignota, risalita alla ribalta durante la crisi del 2008 – presentato dal governo svizzero il 6 giugno scorso, volto a rafforzare il sistema finanziario elvetico evitando che una banca con depositi superiori al PIL svizzero trascini il paese in serie ambasce in caso di crisi dell’istituto stesso. Questo pacchetto in particolare prevede:
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Misure più severe sulla liquidità degli istituti bancari●
Poteri più ampi accordati alla FINMA●
Linee guida sulla qualità del capitale
Queste misure sono meglio dettagliate nel sito della confederazione dedicato alla riforma Too Big to Fail, ma in sostanza puntano ad una sorveglianza più accurata della liquidità ottenuta dalle banche soprattutto quando proviene dalle banche centrali, oltre a dare più strumenti alla FINMA accusata di aver completamente fallito la sua missione nel caso di CS con strascico di polemiche sul fatto che avesse o meno i poteri necessari ad agire efficacemente. Ed infine le misure sulla qualità del capitale che riguardano il modo in cui le banche quantificano voci quali attività fiscali differite, software interno e altre voci nei loro bilanci. Quest’ultima misura in particolare alzerebbe i requisiti patrimoniali di UBS di soli 3 miliardi di dollari, ma andrebbe ad aggiungersi ai 26 miliardi stimati dal governo elvetico (contro i 24 stimati da UBS).
Questo pacchetto, così confezionato, non è una legge ad personam anche se è incontestabile che sia ritagliato su misura su UBS che, per le sue dimensioni, è un unicum nel panorama finanziario rossocrociato. Non stupisce quindi che il livello dello scontro sia tra i vertici della banca e le autorità politiche federali. Oltre che sui numeri la battaglia si combatte sulle tempistiche. Lunedì 15 settembre il Consiglio degli Stati voterà sull’accorpamento (o meno) delle misure concernenti la qualità del capitale al pacchetto Too Big to Fail, con forti pressioni volte a posticiparlo quale oggetto di una approvazione ad hoc.
Il dipartimento delle finanze ha dichiarato a giugno che le riforme complessive sarebbero entrate in vigore “al più presto” all’inizio del 2028, mentre UBS avrebbe avuto a disposizione un periodo di transizione di “almeno sei-otto anni” per attuare i cambiamenti una volta che la legislazione sarà entrata in vigore.
Il Consiglio degli Stati ha votato di stretta misura contro l’accorpamento la scorsa settimana; il che significa che se il Consiglio Nazionale farà lo stesso, il calendario del governo rimarrà invariato. Se invece voterà a favore dell’accorpamento delle riforme in Parlamento, queste torneranno al Consiglio degli Stati per essere discusse.
Annacquare i tempi significa creare un binario preferenziale per UBS rispetto al restante sistema finanziario per cui invece il Too Big to Fail entrerebbe in vigore secondo il cronoprogramma stabilito dal governo: la posta in gioco è tuttavia il trasferimento all’estero della sede legale di UBS in un periodo in cui la piazza finanziaria elvetica, dopo quasi un ventennio di difficoltà, è arrivata a confermare masse in gestione superiori ai 9 miliardi di franchi quasi vicine ai massimi storici assoluti. Inutile ricordare che gran parte di questa massa viene gestita proprio da UBS il cui titolo dai minimi di aprile ha segnato un ragguardevole incremento del 50%.
To be continued…
Disclaimer
Il presente post esprime l’opinione personale dei collaboratori di Custodia Wealth Management che lo hanno redatto. Non si tratta di consigli o raccomandazioni di investimento, di consulenza personalizzata e non deve essere considerato come invito a svolgere transazioni su strumenti finanziari.