C’è un elemento che ha attratto la nostra attenzione in questi giorni oltre a quella dei negoziatori d’oro su base globale. Gli acquisti di oro non dichiarati dalla Cina potrebbero essere più di 10 volte superiori alle cifre ufficiali, mentre la Cina cerca silenziosamente di diversificare il proprio investimento lontano dal dollaro USA, accendendo un riflettore sulle fonti di domanda sempre più opache dietro la crescita esponenziale del valore dei lingotti.
A differenza del petrolio, che è possibile tracciare con i satelliti e dove l’Opec svolge un ruolo nella regolamentazione della produzione, con l’oro questa tracciabilità non è possibile. Non c’è modo di sapere dove va a finire e chi lo acquista: possiamo solo anagrafare quanto oro esce dalle fonderie ufficiali. Ed è proprio per questo che la Cina copre gli acquisti che fa attraverso la Banca Popolare Cinese seguendo il suo programma ufficiale di acquisto di oro, gestito dall’Amministrazione Statale dei Cambi (Safe – State Administration of Foreign Exchange) in base al quale ha ufficialmente acquistato solo 25 tonnellate nell’anno in corso (vedi Figura 1).
Figura 1. Dati ufficiali sugli acquisti di oro nel 2025 aggregati per paese.
A questi si sommano gli acquisti del fondo sovrano cinese e dell’esercito. L’oro di riserva è solitamente immagazzinato a Shanghai o a Pechino, ma ovviamente questi depositi non sono accessibili a fini ispettivi e contabili (del resto anche il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di non sapere quanto oro è depositato nel Bullion Depositary di Fort Knox).
In un mondo dove anche il Fondo Monetario Internazionale raccoglie dati su base volontaria ci si deve rifare a basi di dati alternativi (come le ricerche di Metals Focus) o a variabili proxy come gli ordini di lingotti da 400 once appena fusi con numeri di serie consecutivi, che in genere vengono raffinati in Svizzera o in Sudafrica e spediti via Londra in Cina, oppure il divario tra le importazioni nette della Cina (e la produzione nazionale di oro che costituisce circa il 10% della produzione globale), e la variazione della quantità detenuta dalle banche commerciali o acquistata dai consumatori al dettaglio (che si basa sull’assunzione che questi ultimi siano fornitori).
Ci sono delle valide ragioni alla base di questa opacità. Tra queste le due principali sono:
- 1) timore di ritorsioni da parte dell’amministrazione statunitense, perché le banche centrali acquistano oro per fuggire da dollaro;
- 2) vendere a prezzi buoni quando si tratterà di dismettere parte delle riserve. Se il dato dei maggiori detentori di oro fosse totalmente tracciato e pubblico ogni vendita da parte dei grossi “forzieri” scatenerebbe immediatamente vendite gregarie causando un problema ai grossi dealer.
Sono entrambe queste motivazioni che hanno reso tutte le banche centrali più riservate nel comunicare i loro inventari (vedi Figura 2).
Figura 2. Acquisti di oro da parte delle banche centrali ufficiali e stime degli acquisti non dichiarati.
Inoltre la Cina si sta sommessamente proponendo come depositaria mondiale di oro altrui corteggiando i paesi in via di sviluppo affinché lo depositino nel paese: ruolo che attualmente viene svolto dagli Stati Uniti (soggetti ultimamente a parecchie richieste di rimpatrio, vedi il nostro Approfondimento del 4 luglio 2025). La Cambogia, ad esempio, ha recentemente accettato di depositare l’oro appena acquistato, pagato in renminbi, nel caveau dello Shanghai Gold Exchange a Shenzhen.
Abbiamo finora parlato di lingotti e quindi di oro da investimento trattato dai grandi operatori. Esiste tuttavia un altro tipo di oro, dove esistono chiaramente altri tipi di insidie (falsificazioni, ma anche qui c’è una novità come vedremo tra poco) ma che offrono prospettive di investimento molto interessanti, non fosse altro per il valore numismatico intrinseco: parliamo ovviamente del monetato.
È di pochi giorni fa l’annuncio che la Royal Mint sta reintroducendo le tradizionali monete sovrane in oro giallo, una mossa che potrebbe scatenare l’entusiasmo di collezionisti, storici e investitori. Dopo decenni dominati dalla versione in oro rosa, la collezione di sovrane del 2026 segna uno spettacolare ritorno alla classica tonalità dorata che ha caratterizzato la moneta per secoli. Il ritorno all’oro giallo ha un peso storico. La sovrana fa parte dell’identità monetaria britannica da oltre 500 anni. Introdotta per la prima volta nel 1489 sotto il re Enrico VII, simboleggiava autorità e stabilità nazionale. La sovrana moderna, quella riconosciuta oggi in tutto il mondo, debuttò nel 1817. Divenne la moneta d’oro più importante del XIX secolo, circolando in tutto l’Impero britannico in espansione e diventando una valuta affidabile per il commercio internazionale, sinonimo di sicurezza, affidabilità e prestigio.
E questo ritorno all’oro giallo è solo una parte di ciò che renderà il 2026 uno degli anni più importanti nella storia ultracentenaria della sovrana. La Zecca afferma che non si sta limitando a far rivivere la tradizione, ma sta riscrivendo le regole della sicurezza dei pezzi prodotti. In un mondo sempre più invaso da falsi, imitazioni e sofisticate contraffazioni, collezionisti e investitori chiedevano a gran voce maggiori rassicurazioni.
Ora finalmente ce l’hanno. La sovrana in oro del 2026, prodotta in tiratura illimitata per garantirne l’accessibilità al più ampio mercato degli investimenti, è dotata di tre caratteristiche di sicurezza all’avanguardia, mutuate dalla potente moneta Britannia: micro-testo, un’immagine di sicurezza latente e motivi di sfondo sicuri. Queste innovazioni rendono la nuova sovrana tra le monete d’oro visivamente più sicure mai coniate.
Le sovrane commemorative, limitate a soli 3.000 pezzi e coniate con cura a una velocità di sole 50 monete all’ora, rimangono all’insegna della tradizione, dell’artigianato e del collezionismo. Hanno il classico bagliore giallo oro che i collezionisti hanno implorato alla Zecca di ripristinare, e la loro scarsità sta già suscitando un’ondata di entusiasmo nel mondo della numismatica. Ma per gli investitori, in particolare per quelli che navigano in acque finanziarie turbolente nei mercati tradizionali, sarà la nuova sovrana a tiratura illimitata a ridefinire il panorama. Con l’aumento dei prezzi dell’oro, i mercati nervosi e la fiducia negli attivi fisici (o real asset), queste caratteristiche di sicurezza offrono esattamente la garanzia che gli investitori moderni desiderano.
Il ritorno all’oro giallo attinge a secoli di tradizione, mentre il design rinforzato proietta la sovrana verso il futuro. La nuova sovrana, soprattutto, offre un vantaggio unico: è classificata come moneta a corso legale nel Regno Unito, il che significa che è esente dall’imposta sulle plusvalenze.
I collezionisti vogliono la tradizione. Gli investitori pretendono sicurezza, ed anche i vantaggi fiscali non guastano. Nel 2026, la Royal Mint ha soddisfatto entrambe le esigenze con una moneta intrisa di storia, eppure la più tecnologicamente avanzata del suo genere.
Disclaimer
Il presente post esprime l’opinione personale dei collaboratori di Custodia Wealth Management che lo hanno redatto. Non si tratta di consigli o raccomandazioni di investimento, di consulenza personalizzata e non deve essere considerato come invito a svolgere transazioni su strumenti finanziari.